“Sono stanca di andare veloce, stufa dell’Eccesso e della Superficialità.
Dipingo, e così facendo rallento.
Mi do tempo, per meditare, per digiunare dal Troppo, per contemplare il Bello laddove c’è.
Copio, perché la soluzione all’eccesso non è creare il Nuovo. Copio come uno specchio, perché riflettere è la mia scelta.”
Le pagine di moda ingrandite riportano in dimensione reale le figure e la scena in primo piano, creando un mondo parallelo, composto da modelle e scenari, miti della società dell’immagine. Come davanti ad uno specchio lo spettatore identifica in essi un “doppio” in cui cerca di riconoscersi.A distogliere l’attenzione dalla scena vi sono le deformazioni e i riflessi della carta, chiaramente ripescata dalla spazzatura, che insieme alle dettagliate didascalie dei prodotti, rappresenta in modo surreale il consumismo, l’apparenza, valori sui quali si basano i miti della società dell’immagine.
La profondità della scena e la superficie della carta si alternano quindi in un continuo passaggio percettivo.Questa costante oscillazione ha un effetto ipnotico che fa rimbalzare l’osservatore tra il conscio e il subconscio, stimolando così una riflessione sulla pervasività nell’Io di questi stessi modelli e valori.
La mano sparisce dietro le pennellate didascaliche, volutamente impersonale la mia presenza conferma la volontà da parte mia di essere il “mezzo”, uno specchio, ovunque e da nessuna parte al tempo stesso.