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da Il Lago dei cigni, La bella addormentata, Lo Schiaccianoci

coreografia Matteo Levaggi

musiche P.I. Ciaikovskij

con Marco De Alteriis, Denis Bruno, Kristin Furnes, Manuela Maugeri, Vito Pansini, Viola Scaglione

luci Fabio Sajiz costumi Maria Teresa Grilli, Corpicrudi

photo credit Luca Di Bartolo

“Ciaikovskij voleva cimentarsi in un dramma musicale totalmente fantastico, che superasse i limiti oggettivi del realismo operistico, trasportandolo in un mondo onirico d’innocenti capricci, di rabeschi meravigliosi e incantati…”

Hermann Laroche,

 estratti da Balanchine – Ciaikovskij, conversazioni con Balanchine.

Matteo Levaggi, tra i coreografi italiani più seguiti nel panorama internazionale, affronta con questa serata uno dei più, celebri compositori del mondo della danza e non solo: P. I. Ciaikovskij.

Levaggi, continua qui la sua ricerca sulla possibile unione tra danza classica e moderna, continuando a sviluppare il suo interesse per le identità, le ambiguità sessuali, la distanza emotiva e, soprattutto, un duro lavoro sul corpo dei danzatori. I tre celebri balletti, nati dalla mente di Ciaikovskij tra il 1876 e il 1892, sono ancora oggi nel repertorio delle maggiori compagnie di danza del mondo, senza contare le innumerevoli riprese in chiave moderna. Le più celebri – Il Lago dei

cigni e La Bella Addormentata – saranno quelle composte per il Cullberg Ballet dal genio coreografico di Mats Ek. Come riproporre oggi, in un’unica serata, una Suite di ognuno di questi grandi titoli del repertorio classico? Leggendo ciò che Ciaikovskij stesso dichiarò all’epoca di queste creazioni, con grande sicurezza e lucidità sullo stato di allora del balletto.

Ciò che emerge da subito – leggendo Ciaikovskij stesso – è l’intenzione di abbandonare ogni idea realistica. Il libretto del balletto, a differenza dell’opera è un pretesto, mentre l’informazione principale diventa, per poter comporre la musica, la durata di ogni danza e ciò che si danza, se un passo a due, un’insieme, un trio ecc. Come Balanchine, Ciaikovskij, sosteneva l’idea che un balletto non dovesse seguire o narrare una storia, ma che dovesse concentrarsi sulle forme chiuse della musica e di conseguenza della danza e sulla pantomima, che dava una qualche indicazione su ciò che stesse accadendo in scena. Nessuno però all’epoca capiva cosa accadesse in scena! Nessuno era a conoscenza della pantomima, tanto che gli stessi critici di balletto dovettero recarsi alla scuola di ballo di San Pietroburgo per prendere lezioni di mimika. Dunque, come per Balanchine, l’interesse principale restava, per Ciaikovskij, quello di creare della musica da danzare.